venerdì 27 luglio 2012

Cronache dal mondo storto


Che il mondo sia storto è risaputo. Della sua "fine" letteraria ne ha scritto mirabilmente Mauro Corona, nel 2010. Ma quale può essere la sua capitale? Dove si può collocare il cosiddetto "ombelico" del mondo storto? 


In realtà, non occorre andare troppo lontano. La culla della civiltà occidentale è la Magna Grecia, quindi l’ombelico non può essere troppo lontano da lì. Al netto delle teorie darwiniane, dovremmo trovarci su per giù da quelle parti. Colonia più colonia meno, tra Sibari e Locri.
In verità, ci si mette di più a scrivere il processo mentale che a trovare il cosiddetto ombelico del mondo storto. Perché esso, ne sono sicuro, si colloca – senza nemmeno scomodare archeologi, antropologi e compagnia cantando – nei territori della provincia di Vibo Valentia. E poco importa se ci toglieranno lo "status" di provincia: noi ne guadagniamo una capitale! Vibo Valentia, capitale del mondo storto... Benvenuti, quindi, nell’ombelico del mondo storto.

Un mondo in cui la cicuta è pasto quotidiano. Ma solo per la popolazione, non certo per gli “eletti”. Questi ultimi pasteggiano a pesce fresco servito in ristoranti top e raffrescano le proprie terga in acque ossigenate meccanicamente.

Vibo Valentia, un luogo in cui la politica idrogenata è pratica quotidiana e quanto prima - magari, non appena sbloccheranno quei fondi europei sospesi per "gestione clientelare ed incapacità di pianificazione" - sarà elevata a disciplina olimpica.

domenica 15 luglio 2012

Vulesse addiventare nu brigante...


L’appiattimento delle parole porta, inevitabilmente, all’appiattimento dei significati. Per la Calabria (e per tutto il Sud) è una questione antica, almeno quanto…l’Unità d’Italia. E ancora oggi, purtroppo, questa “strategia di comunicazione" non smette di fare proseliti, ovvero di alimentare (a volte inconsapevolmente, altre no) quel meschino fenomeno del silenzio-assenso.
Anche tra le persone più istruite.

Un esempio? I resistenti del Nord si chiamano “partigiani”, mentre quelli del Sud si bollano come “briganti”. Eppure, entrambi – sebbene in epoche distinte e distanti – combattevano per difendere la propria terra e la propria gente dall’invasore e dall’usurpatore…
Non è in questa occasione che si pretende di analizzare le ragioni storiche della cosiddetta “questione meridionale”. Qui, invece, si vuole porre l’attenzione sul fatto che ogni “questione meridionale” parte da una sottovalutazione culturale, oltre che dall' uso strumentale e distorto di alcune parole-chiave. Come, per esempio: “brigante”.

Il “brigante”, come testimoniato dalla storia e dalle mille e varie testimonianze artistiche e culturali, è alla base dell’identità “moderna” (ovvero, dalla rivoluzione francese in poi) del Sud.

Un atteggiamento “popolare”, che negli anni è sconfinato nel folklore, quindi nella tacita accettazione di molti, ma non di tutti, ha avallato e tacitamente condiviso l’equivalenza: “brigante uguale mafioso”. E viceversa.

mercoledì 11 luglio 2012

PSC: Piano Strutturale Comunale o Piano Speculativo Criminale?


Se è vero che la terra l’abbiamo in prestito dai nostri figli, il PSC è quel documento in cui dichiariamo loro come intendiamo restituirgliela. Con quali interessi, a debito o a credito.

Per questo è importante fare delle riflessioni approfondite ed argomentate, non riservate esclusivamente agli “addetti ai lavori”. Perché questi si spartiranno, più o meno legittimamente, i lavori. Ma le conseguenze – dall’estetica alla sicurezza, dalla salute alla vivibilità ambientale – ricadranno nelle vite di tutti i cittadini.

Allora andiamo a “vedere” se il Piano Strutturale Comunale di Vibo Valentia è un buon PSC oppure no. (Chi volesse scaricarlo integralmente, può farlo qui)

Un buon PSC (Piano Strutturale Comunale) parte dall’analisi delle esigenze e delle disponibilità del territorio, nonché dall’analisi dei suoi flussi demografici (ovviamente, senza trascurare lo “stato di fatto”). Correggendone i punti di debolezza (frutto anche di errori del passato più o meno recente) ed enfatizzandone i punti di forza.
In poche parole, un buon PSC è una risposta articolata a domande semplici: chi siamo? cosa facciamo? dove stiamo andando? dove vogliamo andare?

E’ facile, quindi,  intuire quanto un Piano Strutturale Comunale, buono o cattivo che sia, condizioni il futuro di un territorio: condizionandone la politica, la strategia e la declinazione attuativa.

martedì 3 luglio 2012

Pennello...cinghiale!


Il 27 giugno 2012 scorso, presso la Prefettura di Vibo Valentia, è stato firmato un “protocollo d’intesa finalizzato ad accelerare i procedimenti di demolizione delle opere abusive conseguenti a sentenze passate in giudicato, di cui al Decreto del Presidente della Repubblica del 6 giugno 2001 num.380”.
Il protocollo è stato sottoscritto tra la Procura della Repubblica, la Prefettura e “gli undici comuni ove si rende maggiormente necessario ed impellente procedere alla demolizione di manufatti abusivi, ovvero Vibo Valentia, Acquaro, Fabrizia, Mileto, Nicotera, Pizzo, Ricadi, San Calogero, Serra San Bruno, Soriano Calabro, Tropea”.

Dello sfruttamento scellerato del territorio vibonese, ne abbiamo parlato in altro post (leggi qui il post “Terra!Terra!Terra!”). Sempre nei giorni scorsi, è uscito anche il report “Mare Monstrum 2012” di Legambiente (qui si può scaricare il report completo), che, a sua volta, ha ulteriormente certificato lo stato di rischio per l’assetto idrogeologico e la qualità dell’ambiente, dovuto principalmente all’abusivismo e alle numerose violazioni in materia di edilizia in Calabria e, tra le province calabresi, in particolare Vibo Valentia.

Il “Piano Provinciale di Coordinamento Territoriale” di Vibo Valentia, già nel 2004 evidenziava - oltre allo scellerato sfruttamento del territorio - come, secondo le cadenze storiche che vedono il territorio vibonese soggetto a eventi sismici significativi ogni novant’anni circa, ci si aspetti nel breve periodo un forte terremoto – battezzato dagli esperti “The Big One” -, che coinvolga il territorio vibonese. Da qui l’importanza di porre rimedio, deciso e immediato, agli squilibri idrogeologici causati dalla scelleratezza e dall’ignavia dell’uomo.