Se è vero che la terra
l’abbiamo in prestito dai nostri figli, il PSC è quel documento in cui
dichiariamo loro come intendiamo restituirgliela. Con quali interessi, a debito
o a credito.
Per questo è importante fare
delle riflessioni approfondite ed argomentate, non riservate esclusivamente
agli “addetti ai lavori”. Perché questi si spartiranno, più o meno
legittimamente, i lavori. Ma le conseguenze – dall’estetica alla sicurezza,
dalla salute alla vivibilità ambientale – ricadranno nelle vite di tutti i cittadini.
Allora andiamo a “vedere” se
il Piano Strutturale Comunale di Vibo Valentia è un buon PSC oppure no. (Chi
volesse scaricarlo integralmente, può farlo qui)
Un buon PSC (Piano Strutturale
Comunale) parte dall’analisi delle esigenze e delle disponibilità del
territorio, nonché dall’analisi dei suoi flussi demografici (ovviamente, senza
trascurare lo “stato di fatto”). Correggendone i punti di debolezza (frutto
anche di errori del passato più o meno recente) ed enfatizzandone i punti di
forza.
In poche parole, un buon PSC è
una risposta articolata a domande semplici: chi siamo? cosa facciamo? dove
stiamo andando? dove vogliamo andare?
E’ facile, quindi, intuire quanto un Piano Strutturale Comunale,
buono o cattivo che sia, condizioni il futuro di un territorio: condizionandone
la politica, la strategia e la declinazione attuativa.
In questa messe di mappe,
grafici, tabelle e parole, quindi, c’è scritto il futuro dei nostri figli e
nipoti. Perché un PSC non è un fatto esclusivamente edilizio: esso attiene
profondamente la sicurezza territoriale, la salute pubblica e la sostenibilità
a 360 gradi. Infatti, esso determinerà lo sviluppo territoriale per i prossimi
decenni, condizionandone l’assetto e l’equilibrio in sostanza per sempre.
Un buon PSC, dunque, si basa
su due pilastri fondamentali: una profonda e dettagliata analisi demografica ed
una altrettanto dettagliata analisi delle caratteristiche e delle disponibilità
territoriali (a partire dall’analisi degli “standard
residenziali locali esistenti”). Per definire, infine, il “fabbisogno abitativo”, che tradotto vuol
dire: lottizzazioni, occupazione del suolo, cementificazione…
1. Analisi demografica.
L’analisi della “fotografia”
demografica, dei suoi flussi storici e delle proiezioni future è, quindi, alla
base di un Piano Strutturale Comunale almeno coerente con le esigenze e le
disponibilità del territorio.
Ovviamente, partire “drogando”
i dati (o non verificandoli) non può certo definirsi persona e/o autorità che
mette il benessere del territorio e della comunità davanti a tutto. (Ma,
appunto, questo è solo il punto di partenza: la méta è ancora lontana… E ci
saranno interessanti sorprese).
Andando
a verificare un po’ di dati, ci imbattiamo subito in una discrepanza: la
popolazione residente.
Il
comune dichiara - nella “ relazione documento preliminare 1^ parte” – che la
popolazione residente nel territorio di VV alla data del 1° febbraio 2007 era
pari a 34.332 abitanti (pag.26).
Peccato
che l’ISTAT certifichi che, alla data del 1° gennaio 2007 (cioè, appena un mese
prima!), la popolazione residente a Vibo Valentia (comune) è pari a 33.825
abitanti! (per approfondimenti: controllare
qui)
Qui
le cose sono due: o a nostra insaputa (ma non degli estensori del PSC) a VV ci
sono 507 …desaparecidos; oppure gli amministratori di VV, già dalla fase di
analisi fanno una “cresta” dell’1,5% sui dati di partenza…
Inoltre,
è molto interessante notare come, nello stesso PSC (“Relazione al Documento
preliminare, parte 1”, pag. 33 ) venga dichiarato - correttamente,
citando studi ISTAT - che la popolazione di VV prevista per il 2020 sarà di
32.700 abitanti. Mentre a pag. 101 dello stesso documento (parte 2),
laddove si tirano le somme e si pongono gli obiettivi di “fabbisogno di abitazioni e servizi”, la stessa popolazione
vibonese al 2020 diventi pari a ben 39.390 abitanti! Ben 6690 abitanti in più!
Ecco
quindi che la “cresta” dell’1,5% diventa
un bel “crestone” di oltre il 20%!
Viene
spontanea una considerazione: se anziché il PSC (Piano Strutturale Comunale) di
VV – documento guida fondamentale per la tutela del territorio -, questo fosse
un banale tema di esame di terza media, coloro che lo hanno pensato, elaborato
e redatto sarebbero stati irrimediabilmente bocciati! Ed anche con una certa ignominia…
Ma i
voti (quelli scolastici…), si sa, non esistono più. Nella scuola dell’obbligo,
sono stati sostituiti dai giudizi. Quindi, diciamo che il nostro giudizio
“scolastico” al Sindaco D’Agostino – in quanto “capoclasse” dell’aula comunale
- non può che essere: ”Il ragazzo è intelligente, ma non si applica…”.
“A
pensare male si fa peccato…”, dice il vecchio adagio. Ma come si fa a sottrarsi
al dubbio che la trasformazione dei numeri degli abitanti di VV nasconda in sé
anche la trasformazione del significato dell’acronimo PSC, da Piano Strutturale
Comunale a… Piano Speculativo Criminale?
2. Standard residenziali locali esistenti.
Altro
dato interessante è quello relativo agli “standard
residenziali locali esistenti” nel territorio comunale di Vibo Valentia.
Cosa
vuol dire? In breve, quanti metri quadrati “residenziali” ha a disposizione
ogni abitante del comune di VV.
Gli
standard residenziali locali esistenti sono di 26,35 mq./ab., laddove la
quantità minima necessaria è pari a 18 mq/ab. Ovvero: a Vibo Valentia, lo
“standard residenziale locale esistente” è ben il 46,39% superiore al minimo
necessario.
Traduzione:
usiamo/sprechiamo già quasi il 50% in più di territorio del necessario.
La
stessa “fotografia” degli standard residenziali esistenti, inoltre, evidenzia
come, a fronte di una composizione media familiare di 3,03 persone, la
superficie media per abitazione sia pari a 101,32mq. (rif. rilevazione ISTAT 2001).
A
questo va aggiunto che, già nel 2004, il “Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale – PTCP” di Vibo Valentia ( per approfondimenti, vedi qui)
certificava che oltre il 35% delle abitazioni esistenti risultavano non
occupate.
Non
si capisce, quindi, il motivo per cui – per soddisfare esigenze abitative già
ampiamente sovradimensionate rispetto agli standard costruttivi attuali – si
assuma come nuovo standard edilizio un aumento volumetrico pro-capite pari a
120 mc/abitante. Assumendo come volumetria di base abitativa, per ogni famiglia
media (composta da 3,03 persone), di mc 364. Cioè, una superficie media
standard pari a ben 121,30 metri quadrati! (pag.101)
Cioè,
dopo aver gonfiato del 20% i dati ed i flussi demografici, adesso si gonfiano –
sempre del 20% ca. - anche le volumetrie delle abitazioni esistenti? Più che di
un Piano Strutturale Comunale, qui sembra di assistere ad un vero e proprio
gioco di prestigio! Per arrivare dove?
3. Il fabbisogno abitativo (punto 7.2, pagg.101 e segg.)
Per
capire meglio dove si vuole andare a parare, è bene riportare integralmente quanto
scritto a pag.102 della relazione al PSC:
“Da queste considerazioni ne deriva che il
più probabile fabbisogno abitativo è il seguente:
-
abitazioni
necessarie per l’incremento ipotizzato della popolazione al 2020, stimate in n.1.793,
pari a circa mc 651.960;
-
abitazioni
necessarie per sostituzione alloggi collabenti e tendenti al miglioramento
delle condizioni igienico sanitarie stimate in n. 2400, pari a mc 872.640.
Occorrono, pertanto, 4.193 nuovi alloggi
residenziali, per un totale di mc 1.524.600, ossia, nel prossimo decennio la
media annuale sarà di circa 419 alloggi residenziali, tutto sommato in linea con
la tendenza dell’ultimo quarantennio.
A questi fabbisogni, prettamente
residenziali, occorre aggiungere il 40% del terziario di immediato servizio
alla residenza pari a circa mc 609.840, per un totale complessivo di mc
2.134.440”.
Ma
come?!? Poche pagine prima si dice che la popolazione al 2020, secondo gli
studi ISTAT, sarà di 32.700 abitanti (quindi, rispetto al dato di partenza
dello studio, in diminuzione di ben 1632 unità!) e si vogliono costruire quasi
1800 nuove abitazioni, per oltre 650mila metri cubi?
Inoltre,
“alloggi collabenti” sono quegli alloggi non recuperabili, quindi da demolire.
Oltretutto, per dichiarate ragioni igienico-sanitarie (e qui si dovrebbe aprire
anche il vasto dibattito sulla salute pubblica e la qualità dell’ambiente, in
cui necessariamente un PSC va inserito, e l’incapacità più volte accertata, del
Comune e della Provincia di Vibo Valentia, di misurarne la bontà o il degrado).
Ma restando al tema, la riflessione sorge spontanea: anziché recuperare le aree
malsane e le cubature fatiscenti, si consuma nuovo territorio?
Tra
l’altro, dichiarando candidamente che “nel prossimo decennio la media annuale
sarà di circa 419 alloggi residenziali”, chiosando pure che è “tutto sommato in
linea con la tendenza dell’ultimo quarantennio” (!), non solo si compie un atto
di presunzione e di ignoranza. Ma, addirittura, si vuole negare la realtà
sociale, economica, demografica ed ambientale in cui è degradato il territorio
vibonese negli ultimi 40 anni. Come se 40 anni di scellerate e sciagurate
politiche ( farcite da massicce dosi di ignavia, collusione di ogni genere ed
incompetenza diffusa a piene mani) di deturpazione e cementificazione del
territorio vibonese non hanno portato ad alcuna riflessione. E men che meno ad
un minimo insegnamento!
Non
solo, si utilizzano e si gonfiano parametri di riferimento già ampiamente
sovradimensionati. Senza, peraltro, tenere conto delle ferite mortali inflitte
al territorio e all’equilibrio idrogeologico negli ultimi quarant’anni.
Dopo
oltre 100 pagine di “giochi di prestigio” alfanumerici, il vero obiettivo del
Piano Strutturale Comunale di Vibo Valentia sembra essere abbastanza chiaro. O,
forse, dopo tanti “giochini” delle tre carte formalmente (solo formalmente)
inappuntabili, il vero significato dell’acronimo “PSC” è da intendersi : Piano
Speculativo Criminale?
Perché
appare alquanto evidente che, per gli amministratori vibonesi, quanto successo
negli ultimi 40 anni – dal punto di vista territoriale, sociale, economico e
ambientale – si riconduca a bruscolini, difronte agli interessi propri e dei
“compagni di merende”.
Il
Piano Strutturale Comunale di Vibo Valentia è l’ultima, in ordine di tempo,
delle occasioni perse dagli amministratori locali.
Vibo
Valentia, anche alla luce dei “giochi di prestigio alfanumerici” fatti
nell’estensione del PSC, ha tutti i numeri per compiere una vera e propria
rivoluzione, in tema di gestione del territorio. Perché ci sono tutti i
presupposti per varare un Piano Strutturale Comunale a impatto zero e sviluppo
vero:
-
zero cementificazione, zero nuove lottizzazioni
e costruzioni su terreni agricoli e forestali;
-
subordinare il rilascio di nuove licenze esclusivamente
per ristrutturazione e riqualificazione estetica ed energetica, con obbligo
fabbisogno energetico non superiore a 50 Kwh/m2/anno (argomento, quello
dell’efficienza energetica, nemmeno sfiorato nel PSC in esame);
-
preferire alla nuova costruzione di
infrastrutture la manutenzione continua e capillare di quelle esistenti.
In
poche parole, mettere la ricchezza sociale prima della ricchezza economica.
Ma
per fare ciò, ci vuole coraggio. Il coraggio di fare quelle scelte, anche
culturali, necessarie a contrastare gli interessi in chiaroscuro che stanno
stritolando sempre di più il territorio vibonese e la sua Comunità.
Ci
vuole quel coraggio la cui assenza è evidenziata anche nelle centinaia di
pagine di questo nuovo, ulteriore…Piano Speculativo Criminale.
1 commento:
Ottime argomentazioni! L'ex Piano Silenziosamente Criminale ... sta per essere rivelato!
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