mercoledì 11 luglio 2012

PSC: Piano Strutturale Comunale o Piano Speculativo Criminale?


Se è vero che la terra l’abbiamo in prestito dai nostri figli, il PSC è quel documento in cui dichiariamo loro come intendiamo restituirgliela. Con quali interessi, a debito o a credito.

Per questo è importante fare delle riflessioni approfondite ed argomentate, non riservate esclusivamente agli “addetti ai lavori”. Perché questi si spartiranno, più o meno legittimamente, i lavori. Ma le conseguenze – dall’estetica alla sicurezza, dalla salute alla vivibilità ambientale – ricadranno nelle vite di tutti i cittadini.

Allora andiamo a “vedere” se il Piano Strutturale Comunale di Vibo Valentia è un buon PSC oppure no. (Chi volesse scaricarlo integralmente, può farlo qui)

Un buon PSC (Piano Strutturale Comunale) parte dall’analisi delle esigenze e delle disponibilità del territorio, nonché dall’analisi dei suoi flussi demografici (ovviamente, senza trascurare lo “stato di fatto”). Correggendone i punti di debolezza (frutto anche di errori del passato più o meno recente) ed enfatizzandone i punti di forza.
In poche parole, un buon PSC è una risposta articolata a domande semplici: chi siamo? cosa facciamo? dove stiamo andando? dove vogliamo andare?

E’ facile, quindi,  intuire quanto un Piano Strutturale Comunale, buono o cattivo che sia, condizioni il futuro di un territorio: condizionandone la politica, la strategia e la declinazione attuativa.

In questa messe di mappe, grafici, tabelle e parole, quindi, c’è scritto il futuro dei nostri figli e nipoti. Perché un PSC non è un fatto esclusivamente edilizio: esso attiene profondamente la sicurezza territoriale, la salute pubblica e la sostenibilità a 360 gradi. Infatti, esso determinerà lo sviluppo territoriale per i prossimi decenni, condizionandone l’assetto e l’equilibrio in sostanza per sempre.

Un buon PSC, dunque, si basa su due pilastri fondamentali: una profonda e dettagliata analisi demografica ed una altrettanto dettagliata analisi delle caratteristiche e delle disponibilità territoriali (a partire dall’analisi degli “standard residenziali locali esistenti”). Per definire, infine, il “fabbisogno abitativo”, che tradotto vuol dire: lottizzazioni, occupazione del suolo, cementificazione…

 
    1.   Analisi demografica.

L’analisi della “fotografia” demografica, dei suoi flussi storici e delle proiezioni future è, quindi, alla base di un Piano Strutturale Comunale almeno coerente con le esigenze e le disponibilità del territorio.

Ovviamente, partire “drogando” i dati (o non verificandoli) non può certo definirsi persona e/o autorità che mette il benessere del territorio e della comunità davanti a tutto. (Ma, appunto, questo è solo il punto di partenza: la méta è ancora lontana… E ci saranno interessanti sorprese).

Andando a verificare un po’ di dati, ci imbattiamo subito in una discrepanza: la popolazione residente.
Il comune dichiara - nella “ relazione documento preliminare 1^ parte” – che la popolazione residente nel territorio di VV alla data del 1° febbraio 2007 era pari a 34.332 abitanti (pag.26).

Peccato che l’ISTAT certifichi che, alla data del 1° gennaio 2007 (cioè, appena un mese prima!), la popolazione residente a Vibo Valentia (comune) è pari a 33.825 abitanti! (per approfondimenti: controllare qui)
Qui le cose sono due: o a nostra insaputa (ma non degli estensori del PSC) a VV ci sono 507 …desaparecidos; oppure gli amministratori di VV, già dalla fase di analisi fanno una “cresta” dell’1,5% sui dati di partenza…

Inoltre, è molto interessante notare come, nello stesso PSC (“Relazione al Documento preliminare, parte 1”, pag. 33 ) venga dichiarato - correttamente, citando studi ISTAT - che la popolazione di VV prevista per il 2020 sarà di 32.700 abitanti. Mentre a pag. 101 dello stesso documento (parte 2), laddove si tirano le somme e si pongono gli obiettivi di “fabbisogno di abitazioni e servizi”, la stessa popolazione vibonese al 2020 diventi pari a ben 39.390 abitanti! Ben 6690 abitanti in più!

Ecco quindi che la “cresta” dell’1,5% diventa  un bel “crestone” di oltre il 20%!

Viene spontanea una considerazione: se anziché il PSC (Piano Strutturale Comunale) di VV – documento guida fondamentale per la tutela del territorio -, questo fosse un banale tema di esame di terza media, coloro che lo hanno pensato, elaborato e redatto sarebbero stati irrimediabilmente bocciati! Ed anche con una certa ignominia…
Ma i voti (quelli scolastici…), si sa, non esistono più. Nella scuola dell’obbligo, sono stati sostituiti dai giudizi. Quindi, diciamo che il nostro giudizio “scolastico” al Sindaco D’Agostino – in quanto “capoclasse” dell’aula comunale - non può che essere: ”Il ragazzo è intelligente, ma non si applica…”.

“A pensare male si fa peccato…”, dice il vecchio adagio. Ma come si fa a sottrarsi al dubbio che la trasformazione dei numeri degli abitanti di VV nasconda in sé anche la trasformazione del significato dell’acronimo PSC, da Piano Strutturale Comunale a… Piano Speculativo Criminale?

 
2. Standard residenziali locali esistenti.

Altro dato interessante è quello relativo agli “standard residenziali locali esistenti” nel territorio comunale di Vibo Valentia.
Cosa vuol dire? In breve, quanti metri quadrati “residenziali” ha a disposizione ogni abitante del comune di VV.

Gli standard residenziali locali esistenti sono di 26,35 mq./ab., laddove la quantità minima necessaria è pari a 18 mq/ab. Ovvero: a Vibo Valentia, lo “standard residenziale locale esistente” è ben il 46,39% superiore al minimo necessario.

Traduzione: usiamo/sprechiamo già quasi il 50% in più di territorio del necessario.

La stessa “fotografia” degli standard residenziali esistenti, inoltre, evidenzia come, a fronte di una composizione media familiare di 3,03 persone, la superficie media per abitazione sia pari a 101,32mq. (rif. rilevazione ISTAT 2001).

A questo va aggiunto che, già nel 2004, il “Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – PTCP” di Vibo Valentia ( per approfondimenti, vedi qui) certificava che oltre il 35% delle abitazioni esistenti risultavano non occupate.

Non si capisce, quindi, il motivo per cui – per soddisfare esigenze abitative già ampiamente sovradimensionate rispetto agli standard costruttivi attuali – si assuma come nuovo standard edilizio un aumento volumetrico pro-capite pari a 120 mc/abitante. Assumendo come volumetria di base abitativa, per ogni famiglia media (composta da 3,03 persone), di mc 364. Cioè, una superficie media standard pari a ben 121,30 metri quadrati! (pag.101)

Cioè, dopo aver gonfiato del 20% i dati ed i flussi demografici, adesso si gonfiano – sempre del 20% ca. - anche le volumetrie delle abitazioni esistenti? Più che di un Piano Strutturale Comunale, qui sembra di assistere ad un vero e proprio gioco di prestigio! Per arrivare dove?

    3.   Il fabbisogno abitativo (punto 7.2, pagg.101 e segg.)

Per capire meglio dove si vuole andare a parare, è bene riportare integralmente quanto scritto a pag.102 della relazione al PSC:

Da queste considerazioni ne deriva che il più probabile fabbisogno abitativo è il seguente:

-       abitazioni necessarie per l’incremento ipotizzato della popolazione al 2020, stimate in n.1.793, pari a circa mc 651.960;

-       abitazioni necessarie per sostituzione alloggi collabenti e tendenti al miglioramento delle condizioni igienico sanitarie stimate in n. 2400, pari a mc 872.640.

Occorrono, pertanto, 4.193 nuovi alloggi residenziali, per un totale di mc 1.524.600, ossia, nel prossimo decennio la media annuale sarà di circa 419 alloggi residenziali, tutto sommato in linea con la tendenza dell’ultimo quarantennio.

A questi fabbisogni, prettamente residenziali, occorre aggiungere il 40% del terziario di immediato servizio alla residenza pari a circa mc 609.840, per un totale complessivo di mc 2.134.440”.

Ma come?!? Poche pagine prima si dice che la popolazione al 2020, secondo gli studi ISTAT, sarà di 32.700 abitanti (quindi, rispetto al dato di partenza dello studio, in diminuzione di ben 1632 unità!) e si vogliono costruire quasi 1800 nuove abitazioni, per oltre 650mila metri cubi?

Inoltre, “alloggi collabenti” sono quegli alloggi non recuperabili, quindi da demolire. Oltretutto, per dichiarate ragioni igienico-sanitarie (e qui si dovrebbe aprire anche il vasto dibattito sulla salute pubblica e la qualità dell’ambiente, in cui necessariamente un PSC va inserito, e l’incapacità più volte accertata, del Comune e della Provincia di Vibo Valentia, di misurarne la bontà o il degrado). Ma restando al tema, la riflessione sorge spontanea: anziché recuperare le aree malsane e le cubature fatiscenti, si consuma nuovo territorio?

Tra l’altro, dichiarando candidamente che “nel prossimo decennio la media annuale sarà di circa 419 alloggi residenziali”, chiosando pure che è “tutto sommato in linea con la tendenza dell’ultimo quarantennio” (!), non solo si compie un atto di presunzione e di ignoranza. Ma, addirittura, si vuole negare la realtà sociale, economica, demografica ed ambientale in cui è degradato il territorio vibonese negli ultimi 40 anni. Come se 40 anni di scellerate e sciagurate politiche ( farcite da massicce dosi di ignavia, collusione di ogni genere ed incompetenza diffusa a piene mani) di deturpazione e cementificazione del territorio vibonese non hanno portato ad alcuna riflessione. E men che meno ad un minimo insegnamento!
Non solo, si utilizzano e si gonfiano parametri di riferimento già ampiamente sovradimensionati. Senza, peraltro, tenere conto delle ferite mortali inflitte al territorio e all’equilibrio idrogeologico negli ultimi quarant’anni.

Dopo oltre 100 pagine di “giochi di prestigio” alfanumerici, il vero obiettivo del Piano Strutturale Comunale di Vibo Valentia sembra essere abbastanza chiaro. O, forse, dopo tanti “giochini” delle tre carte formalmente (solo formalmente) inappuntabili, il vero significato dell’acronimo “PSC” è da intendersi : Piano Speculativo Criminale?
Perché appare alquanto evidente che, per gli amministratori vibonesi, quanto successo negli ultimi 40 anni – dal punto di vista territoriale, sociale, economico e ambientale – si riconduca a bruscolini, difronte agli interessi propri e dei “compagni di merende”.

Il Piano Strutturale Comunale di Vibo Valentia è l’ultima, in ordine di tempo, delle occasioni perse dagli amministratori locali.
Vibo Valentia, anche alla luce dei “giochi di prestigio alfanumerici” fatti nell’estensione del PSC, ha tutti i numeri per compiere una vera e propria rivoluzione, in tema di gestione del territorio. Perché ci sono tutti i presupposti per varare un Piano Strutturale Comunale a impatto zero e sviluppo vero:

-       zero cementificazione, zero nuove lottizzazioni e costruzioni su terreni agricoli e forestali;
-       subordinare il rilascio di nuove licenze esclusivamente per ristrutturazione e riqualificazione estetica ed energetica, con obbligo fabbisogno energetico non superiore a 50 Kwh/m2/anno (argomento, quello dell’efficienza energetica, nemmeno sfiorato nel PSC in esame);
-       preferire alla nuova costruzione di infrastrutture la manutenzione continua e capillare di quelle esistenti.

In poche parole, mettere la ricchezza sociale prima della ricchezza economica.

Ma per fare ciò, ci vuole coraggio. Il coraggio di fare quelle scelte, anche culturali, necessarie a contrastare gli interessi in chiaroscuro che stanno stritolando sempre di più il territorio vibonese e la sua Comunità.
Ci vuole quel coraggio la cui assenza è evidenziata anche nelle centinaia di pagine di questo nuovo, ulteriore…Piano Speculativo Criminale.

1 commento:

EOS ha detto...

Ottime argomentazioni! L'ex Piano Silenziosamente Criminale ... sta per essere rivelato!