venerdì 27 luglio 2012

Cronache dal mondo storto


Che il mondo sia storto è risaputo. Della sua "fine" letteraria ne ha scritto mirabilmente Mauro Corona, nel 2010. Ma quale può essere la sua capitale? Dove si può collocare il cosiddetto "ombelico" del mondo storto? 


In realtà, non occorre andare troppo lontano. La culla della civiltà occidentale è la Magna Grecia, quindi l’ombelico non può essere troppo lontano da lì. Al netto delle teorie darwiniane, dovremmo trovarci su per giù da quelle parti. Colonia più colonia meno, tra Sibari e Locri.
In verità, ci si mette di più a scrivere il processo mentale che a trovare il cosiddetto ombelico del mondo storto. Perché esso, ne sono sicuro, si colloca – senza nemmeno scomodare archeologi, antropologi e compagnia cantando – nei territori della provincia di Vibo Valentia. E poco importa se ci toglieranno lo "status" di provincia: noi ne guadagniamo una capitale! Vibo Valentia, capitale del mondo storto... Benvenuti, quindi, nell’ombelico del mondo storto.

Un mondo in cui la cicuta è pasto quotidiano. Ma solo per la popolazione, non certo per gli “eletti”. Questi ultimi pasteggiano a pesce fresco servito in ristoranti top e raffrescano le proprie terga in acque ossigenate meccanicamente.

Vibo Valentia, un luogo in cui la politica idrogenata è pratica quotidiana e quanto prima - magari, non appena sbloccheranno quei fondi europei sospesi per "gestione clientelare ed incapacità di pianificazione" - sarà elevata a disciplina olimpica.
Nel periodo 2003-2009, il PIL della provincia di Vibo Valentia è cresciuto del 6%, mentre quello della Calabria aumentava, nello stesso periodo, del 15% e quello nazionale del 14%. (fonte: Istituto G. Tagliacarne).
In cifre assolute, il PIL della provincia di Vibo Valentia si attesta intorno a 2.600 milioni di euro. Ma quanto “pesa” questo PIL? La risposta sta in questi numeri: PIL nominale pro-capite in Italia è pari a $ 34.000; il PIL nominale pro-capite in provincia di VV è pari a $ 19.000. Cioè meno del 60% del parametro medio nazionale.

Troppo spesso, anche da parte di “onorevolissimi” dirigenti e funzionari politici e sindacali calabresi, si sente dire che nella provincia di Vibo Valentia mancano le infrastrutture. Additando ciò come il motivo principale per il mancato sviluppo della provincia e, più in generale, di tutta la Calabria.
Ai promotori di tale “teoria” non farà certamente piacere dover costatare che l’alibi delle infrastrutture non regge. Anzi, piaccia o non piaccia, non c’è niente di più falso.

Infatti, posto uguale a 100 l’ indice infrastrutturale nazionale, quello della provincia di Vibo Valentia risulta essere il seguente: 136 per la rete stradale; 257 per quella ferroviaria; 228 per quella aeroportuale. (fonte: Istituto G. Tagliacarne)

Di contro, il numero indice riferito al reddito (fatto sempre 100 il dato nazionale) è pari a 66; e lo stesso numero indice riferito ai consumi è uguale a 70. (fonte: http://www.urbistat.it/it/economia/dati-sintesi/vibo-valentia/102/3 ).

Questo ci conferma, senza timore di smentita, che le infrastrutture, di per sé, non fanno automaticamente la ricchezza di un territorio. Così come una bicicletta, da sola, non percorre nemmeno un metro: bisogna pedalare, per avanzare! Bisogna fare fatica e sudare - oltre che sforzarsi di scegliere le strade più efficaci, non necessariamente percorse da scorciatoie -, per raggiungere la méta. E bisogna farlo senza compromettere la stessa bicicletta e nemmeno la percorribilità della strada.

Semmai il problema è altrove: il numero indice per gli impianti e le reti energetico-ambientali, le strutture e le reti per la telefonia e la telematica, le reti bancarie non supera la metà di quello nazionale. Mentre quello delle infrastrutture sociali si pongono intorno al 40% del relativo indice nazionale. Ancora un dato, di quelli che si possono toccare con mano quotidianamente: meno della metà della popolazione calabrese usufruisce di un servizio depurativo delle acque, ponendo così la Calabria al penultimo posto in Italia.

A questo punto, appare evidente che, più di cemento e consumo indiscriminato del suolo, la provincia di Vibo Valentia ha bisogno di uomini veri che sappiano fare le scelte migliori, per il benessere – presente e futuro – del territorio vibonese e della sua gente.  Perché i problemi della Calabria - e, in particolare, della provincia di VV - stanno proprio nelle scelte sciagurate di quegli uomini politici e dirigenti, di ogni ordine e grado, che si sono rivelati totalmente incapaci, ignavi, sordi e ciechi difronte alle opportunità reali del territorio e alle esigenze della Comunità.
Non è, quindi, un caso che tutti gli indicatori derivati dalle scelte degli uomini vedono la provincia di Vibo Valentia agli ultimi posti delle classifiche nazionali.

In una terra dove il tasso di attività è del 37,8 (quello nazionale del 48,2) e il tasso di occupazione è del 42,4 (contro il 57,8 nazionale), un posto di lavoro vale molto di più di un semplice stipendio. Per questo motivo esso diventa anche un formidabile strumento di ricatto. Per ottenere quel consenso elettorale che permette di “comandare”.

E quando alla base dell’impegno “politico” si pone il gusto del comandare, anziché l’impegno per lo sviluppo ed il benessere del territorio e della comunità, allora si capisce ancora meglio dove si concentrino i neuroni di certi personaggi: esclusivamente, nel mantenere il proprio “potere”. E per fare ciò si è disposti a tutto. Anche ad andare contro gli interessi della Comunità intera, favorendo – direttamente o indirettamente – il lucro di personaggi senza alcuno scrupolo, né morale né materiale.

Per questi motivi, si può eleggere Vibo Valentia a capitale del Mondo Storto. Quel mondo che predica bene e razzola male. Quel mondo che mette l’uno contro l’altro disperati e disgraziati di ogni sorta, mentre i veri responsabili di tale scempio fisico e morale si defilano o, addirittura, si ergono ad arbitri. Ben consapevoli che - al massimo - si prendono un insulto, ma che comunque continueranno ad essere arbitri delle partite giocate sul territorio.

Nel Piano Strutturale Comunale (PSC), si riempiono pagine di esaltazione dell’importanza concettuale del “water front” (peraltro, trattandolo esclusivamente in maniera estetico filantropica, anziché considerarlo per quello che in realtà è: il frutto dell’equilibrio tra la natura e l’azione dell’uomo), ma si deliberano nuove costruzioni per oltre 2 milioni di metri cubi nel solo comune di Vibo Valentia. Si spendono decine di migliaia di euro per commissionare studi e conseguenti viaggi-missione promozionali, per “catturare” il turista svedese (forse, il più attento all’equilibrio ambiente-cultura-servizio e al valore del proprio denaro), ma non si fa nulla per preservare l’ambiente piuttosto che rivalutare gli aspetti culturali (un esempio per tutti: il "Museo del Mare" presso la tonnara di Bivona...) piuttosto che formare e promuovere una filiera turistica che vada al di là dell’emigrante che torna a casa o del turista che “s’arrangia”.

In un territorio che può avere una “stagione” di almeno 6 mesi l’anno, con tutti gli studi di settore (anche quelli effettuati dalla camera di commercio di Vibo Valentia) che individuano il periodo preferito dai propri target da aprile a luglio e da settembre a novembre, le infrastrutture lavorano a pieno regime solo 15-20 giorni nel mese di agosto. Peraltro, senza nemmeno quella sufficiente professionalità data, per esempio, dalla conoscenza di almeno una lingua straniera da parte del personale addetto selezionato. Ma affidandosi all’improvvisazione fai-da-te, che fa tanto simpatia e folklore (oltre, naturalmente, a sottopagare e sfruttare personale che ha solo bisogno di lavorare, purchessia).

Il mondo storto, oltre che di invidie e paure, si alimenta di silenzi. E si stordisce di ricordi. Quei ricordi (“ah!, i bei tempi andati”…) utilizzati non come insegnamento per il presente e il futuro, bensì come una sorta di Prozac sociale.
Il risultato di tutto questo è sotto gli occhi di tutti: l’ acqua non potabile; il mare inquinato; un PSC che prevede, per i prossimi dieci anni, una  ulteriore massiccia cementificazione; gestione selvaggia del ciclo dei rifiuti; delibere comunali provinciali e regionali volte a “deregolarizzare” ogni schifezza, ponendo l’intera comunità vibonese in una sorta di porto franco della dignità umana. 
Il tutto, o quasi, utilizzando strumentalmente la disperazione di circa 400 famiglie come una clava, per smantellare ulteriormente gli equilibri (fatti di pesi e contrappesi, oltre che di serrato confronto costruttivo), i diritti e la dignità di un’intera Comunità.



Nessun commento: