martedì 11 settembre 2012

La guerra di Piero. (La situazione è...stazionaria)


Il mio nome è Piero. E faccio il palo. Per molti sono il vero capo stazione della stazione ferroviaria di Vibo Marina, ma in realtà tendo i fili. Insomma, sono una specie di palo-burattinaio. Ed è una vita che non oltrepasso la linea gialla e men che meno attraverso i binari. Ma dalla mia postazione privilegiata osservo tutto, qui alla stazione. Nella mia carriera immobile ho sorretto migliaia di viaggiatori stanchi e bagagli bistrattati, ma non mi sono mai lamentato. Nemmeno quando qualche mariuolo mi ha scambiato per un vespasiano. Al più, mi sono chiesto: ma che cessi usi a casa tua? Non vedi che non sono un albero e non necessito di essere innaffiato? E poi... con quella micro pompa!...

Da qualche tempo, ci sono sempre meno viaggiatori. In compenso, la stazione è frequentata da diversi personaggi. Alcuni fissi, alcuni mobili, altri durevoli. Con una di queste creature, mi sono addirittura fidanzato. Ve la voglio presentare. Si chiama Olivia. Lei è la mia carrozza, io il suo principe azzurro! 


Ed è stato amore a prima vista. L'ho vista lì, mezza spaesata, tutta sola, sgargiante nella sua bellezza. Certamente, anche lei - poi ha confessato - non è rimasta indifferente, nel vedermi così alto, rigido, virile. Ero tutto impalato. Mi attraversava un'energia tale, che pian piano le ha fatto letteralmente prendere  fuoco. Alcuni dicono sia stato un colpo di fulmine. Questo non lo so. So solo che ci siamo amati da subito, e da allora non ci siamo allontanati di un millimetro. 
Abbiamo fatto le presentazioni come si conviene: 
"Mi chiamo Olivia", mi disse lei sbattendo porte e finestrini.
"Piacere mio, io sono Piero", le risposi. Dopodiché, per non perdere il feeling, cominciai a flirtare: 
"Olivia, che bel nome! Da dove viene?"
"E' straniero", mi fa lei (come se non avessi mai letto la storia di Braccio di Ferro!), "Deriva dal celtico Oll e Wer e significa tutto ardente". 
Malandrina!, pensai. E pure intrigante! Penso che in quel preciso istante mi passò una scossa di almeno 20000 volt, ma non lo diedi a vedere: rimasi lì, impalato come non mai. 
"Interessante!", ribattei. Anche perché io lo sapevo: poteva venire da Rosarno o, al massimo, da Lamezia Terme Centrale. "Tropicale, quasi!", chiosai per mascherare i miei pensieri. E scoppiò l'amore.


Avremmo voluto suggellare il nostro incontro con un brindisi al bar della stazione, ma evidentemente la luce dava fastidio alle prelibatezze, quindi hanno deciso di abbassare le saracinesche. E non le hanno più rialzate. Tutti sono contenti: sia le preziose e delicate cibaglie sia la generazione di grafici di strada, i quali hanno ottenuto maggiori spazi per poter studiare e approfondire la propria arte.
Allora, ci siamo orientati sulla panchina. Ma lì il nostro parlare fitto fitto creava disturbo e disagio alla quiete delle sterpaglie misericordiosamente ricoperte da ogni tipologia di materiale atto allo scopo. 
Gira sempre gente generosa e caritatevole, da queste parti. Appena qualcuno si accorge che non te la passi al meglio, ecco che viene in soccorso: ti copre con ogni ben di dio, per non farti prendere freddo ché magari rischi di ammalarti. Alcuni, poi, abbelliscono il tuo spazio con forme d'arte spontanea, che, anche se non è  ufficialmente riconosciuta, non vuol dire che non faccia piacere a chi soffre di solitudine. E poi, voglio vederli, io, tutti questi scienziati da tavolo scrivere con le bombolette spray i loro quaderni. Qua stiamo parlando di arte embrionale, mica di scrivere sui muri con la Olivetti! 
E non mi venite a dire che, ormai, da quando sto insieme ad Olivia vedo tutto con gli occhi dell'amore. Perchè sono Piero, il palo, io! E non mi piego a certe cose troppo sentimentali, troppo umane.

Tempo fa, per esempio, è successa una cosa bellissima: la vecchia fontana era ormai caduta in profonda depressione per la mancanza di acqua, di pesci e piante acquatiche. Ebbene, anche lei è stata oggetto della generosità e delle misericordia delle brave persone che si prendono cura di noi. 
La siccità, la mancanza di ombra e di circolazione la facevano soffrire così tanto, che stavano compromettendo la sua tenuta. Una forma di necrosi la stava piano piano portando via. E cosa è successo? Un vero miracolo! Un benefattore, uno solo, il primo di una serie infinita, se ne prese amorevolmente cura.

Vedendola quasi moribonda, lui, che di cose morte evidentemente se ne intendeva, per alleviare l'enorme sofferenza causata da questa grave perdita, caritatevolmente cominciò ad adagiare delicatamente (e anche con un certo garbo, bisogna dirlo) laterizi e ferraglia di ogni genere.
Lo so, tecnicamente è una specie di effetto placebo, non porta ad una vera e propria guarigione. Ma da allora, la vecchia non soffre più di solitudine. E poi, che male c'è se lei è ancora convinta di essere abitata da piante acquatiche e da pesci variopinti? Alla sua età, non ci vede benissimo e non si accorge nemmeno che al posto di piante, acqua e pesci ci sono pietre, mattoni, ferri e sterpaglie. Adesso, dico io, vogliamo ammazzare una  povera vecchia, solo perché c'ha la vista abbassata?!? 

Allora parliamo del cestino. Sì, proprio lui, l'alfa e l'omega della sensibilità urbana alla questione dei rifiuti. Ha passato una vita a raccogliere tutte le cose che chiunque passava di lì gli cacciava dentro! Anche a chi non lo centrava, ma per poco, veramente poco, lui continuava a incitarlo: riprova, la prossima volta che passi riprovaci ancora, ché magari ce la fai a centrarmi. Io sono qua, non mi muovo. Non faccio scherzi. Promesso.
Una pazienza infinita, povero lui. Ma questa pazienza, alla fine, è stata premiata: è stato insignito del premio  il documento di trasposto per rottamazione alla carriera! 
E che nessuno si azzardi a dire che è una presa per il culo, perché il premio  è prestigioso!
E, giustamente, lui lo custodisce gelosamente - tutto bello e incellofanato -  alla sua base. E se guardi bene, ti accorgerai che si tratta di un’onorificenza proveniente nientemeno che direttamente dalla RFI-Reti Ferroviarie Italiane! Ah, che ti pare: non è mica un gagliardetto del comune o còtica equivalente. E non hai idea di quanti vanno direttamente da lui a congratularsi! Ancora oggi è tutto un tappeto di mozziconi, pacchetti vari e ogni genere di cose giunte da ogni dove: sono talmente tanti, che devono aspettare fuori. Tutto per complimentarsi. 

Perché questa stazione è un modello. Ma di quelli da esportazione, però. Un vero centro multitasking. Non come quello che alcuni dilettanti allo sbaraglio - e, forse, pure un poco frustrati - si affannano a voler creare per le vie del centro. Infiocchettando il tutto con la motivazione di voler fare ombra ai vecchi portoni in legno massiccio del corso. E poi mi hanno detto che, addirittura, uno dei portoni si è pure bruciato, sicuramente perché non c'era abbastanza ombra. Ma dove vogliono andare? Sono solo dei dilettanti copioni, quelli, che non sono nemmeno capaci di proteggere un portone con i cartoni! 
No, caro amico mio, qui siamo all’avanguardia! Pensa che, alla stazione di Vibo Marina, siamo talmente all'avanguardia che abbiamo inaugurato anche un centro raccolta bagagli ingombranti o, come la chiamano quelli che pensano che il mondo sia tutta una merda peggio di una discarica, un’isola ecologica. E' stata una di quelle inaugurazioni senza tanti clamori, però. Perché noi che lavoriamo e ci teniamo alle cose, siamo umili e discreti. Non ci piacciono le pompe magne, i brindisi e le presenze. Noi facciamo tutto con discrezione. Dopo l'ultimo treno, ci siamo trovati attorno al binario n.1 e abbiamo ragionato: avete visto quanti bagagli si portano appresso i viaggiatori? 
"Puru i buttigghi d'u sucu", disse subito quell'analfabeta di ritorno dell'insegna del bar (ma bisogna capirla, poverina, ormai non comunica più niente, ha perso proprio le parole...). Eh, per capire le vere esigenze dei viaggiatori, bisogna mettersi nei loro panni. E noi lo abbiamo fatto. Quante volte capita che un viaggiatore, magari un nostro compaesano emigrato al Nord, si compra una lavatrice qui e la vuole portare a Milano o a Torino oppure in Germania? Lo fa per affetto, magari pensa che lava meglio. Poi, quando arriva il treno, non gliela fanno salire. Tutto perchè le ferrovie, ormai, sono gestite da gente del Nord, che non ha la giusta sensibilità e non capisce l'importanza, per esempio, di una lavatrice del paese tuo. O di un frigorifero calabro: quello che, quando sei al nord, in mezzo alla nebbia gelata, ti fa sentire pure più caldo. Altro che frost o no-frost!
E allora che fai? Li butti? Non sia mai, che pare che siamo pure un poco fetùsi e insensibili! Ed ecco che noi abbiamo pensato di sopperire alla mancanza di sensibilità degli amministratori ferroviari - e pure degli pseudo-capi stazione di piazza municipio  - creando un servizio speciale di deposito bagagli. Un posto dove i bagagli ingombranti non si sentissero soli. Insomma, quello che i colleghi tedeschi, in Germania, chiamano kinderheim. Lì, frigoriferi, lavatrici, cucine ecc. non si sentono soli e abbandonati: si fanno compagnia. Un po' come succede all'Ikea, per intenderci. I grandi si fanno i loro viaggetti e i picciriddi si distraggono sciàlandosi e tenendosi compagnia. Ogni tanto arriva qualche nuovo compagno di giochi, e la malinconia passa in un baleno. Una vera isola, al servizio del cittadino, viaggiatore e non. (Che, però, siccome di strada ne deve fare comunque, sempre viaggiatore è). E, posso assicurare, è un successone! Perché, anche se magari non lo lasciano a intendere, non c'è un solo viaggiatore che sale o scende a Vibo Marina che non gli butta una occhiata. E, ne sono convinto, sono tutte di ammirazione! 
Perchè noi, al benessere del viaggiatore, ci teniamo proprio. E ci teniamo talmente tanto, che  se, per esempio, uno dopo un viaggio vuole un caffè, siamo i primi a dirgli : "Che fai? Te lo vuoi prendere al bar? Ma così ti rovini la bocca! Prendilo a casa, ché è tutta un'altra cosa! Non c'è paragone! Usi la marca che vuoi e l'acqua, poi, è miracolosa!". In questo modo evitiamo di fare sin da subito brutte figure. Perché noi ci teniamo pure a fare bella figura.

Dovrebbero farla Patrimonio dell'Unesco, la stazione di Vibo Marina. Perché è un luogo magico. Un posto più vivo e più frequentato di quello che si pensa. Secondo me, per dirla alla romana, dovrebbero aumentarla "de grado". Sì, "de-grado" superiore dovrebbero farla. Perché non credo proprio che esista un altro luogo simile.

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