lunedì 18 ottobre 2010

Io mi Rifiuto!

C’è molta apprensione, in questi ultimi periodi, tra la popolazione di Vibo Marina, a causa delle sempre più insistenti voci riguardanti la possibilità di alimentare i forni del Cementificio con CDR (carburante da rifiuto) e PFU (pneumatici fuori uso), affiancandoli al già utilizzato pet-coke (scarto da lavorazione del petrolio).
Il dibattito in corso (cui sembra che, in primis, sia il Comune sia l’ARPACAL facciano orecchie da mercante) sulla possibilità di ritrovarsi di fatto un inceneritore sulla soglia di casa, non è che l’ultimo “tassello” di un mosaico molto più grande, che riguarda il degrado ambientale a 360° che caratterizza, non da oggi, tutta Vibo Marina. Di argomenti ce ne sarebbero a iosa: dalla questione “Pennello” all’inquinamento dell’aria; dall’erosione delle coste alla gestione dei rifiuti; dai depositi carburanti dismessi alla bonifica del territorio; e...chi più ne ha più ne metta.







Ma torniamo al nostro ...inceneritore fai-da-te in divenire, per provare ad affrontare nella maniera più ampia possibile (sebbene certamente non esaustiva) il tema dei rifiuti e della loro gestione nel territorio di Vibo Marina.Oltre che il loro impatto diretto ed indiretto.
Senza tanti giri di parole, occorre innanzitutto dire che il singolo cittadino non è (e non può considerarsi) spettatore delle scelte altrui. Ma è (che lo voglia o no) protagonista della sua Comunità e dell’Ambiente in cui vive. Sia chiaro: essere protagonista della propria Comunità non vuol dire ostentare e/o esercitare  il proprio narcisismo sociale. Essere protagonista della propria Comunità, vuol dire principalmente prendersene cura in ogni suo aspetto: sociale, economico, ambientale, ecc.
Sono davvero tante le storture e le contraddizioni che contraddistinguono il nostro paese, il nostro Comune, la nostra Provincia. Ancora di più sono le fughe in avanti, le soluzioni estetiche e propagandistiche che non portano a nulla di costruttivo e nessun beneficio diffuso per la comunità.
Per esempio, una delle tante evidenze è che nella provincia di Vibo Valentia, in cui è presente una delle aree industriali più importanti (e impattanti) della Calabria, il Dipartimento ARPACAL è sprovvisto di: laboratorio chimico; laboratorio fisico; Servizio alimenti e bevande; servizio acque; servizio aria; servizio suolo e rifiuti; servizio radiazioni e rumore; servizio verifiche impiantistiche. Vi è solo il laboratorio bionaturalistico. (fonte: Dipartimento ARPACAL Vibo Valentia) Che sicuramente funzionerà al massimo e al meglio (la presunzione di efficienza è doverosa, anche se magari limitata), ma certamente è ampiamente insufficiente per far fronte alle esigenze e alle problematiche presenti.
Da ciò, la prima, ovvia, considerazione: nello stesso territorio si brucia già pet-coke e si vuole integrare ciò con una sorta di inceneritore CDR fai-da-te, all’interno di un cementificio (di proprietà Italecmenti), che da decenni certamente non spande nell’aria profumi di zagara, ma è presumibile distribuisca tumori a go-go. Il tutto in un territorio – come quello della provincia di Vibo Valentia - che non brilla certo per virtuosismo nella tutela ambientale.
Non è forse il caso, innanzitutto, di fare una scientifica “fotografia” dello stato dell’aria, con un adeguato ed opportuno monitoraggio? Se ciò, invece, è stato fatto, dove sono state posizionate, quando e per quanto tempo, le stazioni di rilevamento (fisse e mobili)? Con quali risultati, sia globali che particolari delle singole stazioni (fisse e mobili) di rilevamento?
Inoltre, considerato l’allarme diffuso tra la popolazione – ma non volendo, comunque,  essere pregiudiziali sulle ulteriori conseguenze che l’integrazione con l’attività di incenerimento dei RU, pet-coke e PFU, presso il suddetto Cementificio, sull’ambiente e la salute pubblica – non è forse il caso di prevedere una o più stazioni fisse di monitoraggio della qualità dell’aria, posizionate nelle zone più opportune e non solo propagandisticamente “strategiche”?
Se, per esempio, io voglio produrre energia pulita da fonte rinnovabile - per esempio mediante l’eolico - devo monitorare, per un adeguato lassso di tempo, le caratteristiche e l’efficacia del sito in relazione all’impianto eolico che voglio realizzare. Questo per produrre energia pulita, per produrre energia senza creare ulteriore inquinamento (magari togliendone), sia diretto che indiretto. Perché tale principio non deve valere  - a maggior ragione - per la creazione di un inceneritore? Soprattutto, in una zona già ampiamente stressata dal punto di vista ambientale, considerato l’impatto standard dell’attività della cementeria (oltre che delle altre attività presenti una delle zone industriali più importanti e impattanti della Calabria), l’inquinamento causato dall’esagerato traffico di veicoli pesanti incidente nella zona, per esempio), la quale è totalmente inglobata nella cintura urbana di Vibo Marina.
Inoltre, in un quadro ambientale già di per sé molto critico e compromesso, l’ulteriore attività di incenerimento di RU - oltre a immettere nell’aria ulteriori sostanze pericolose per l’ambiente e la salute pubblica, quali per esempio le micidiali polveri sottili PM2,5  - comporterebbe ulteriori significative ed aggiuntive problematiche di impatto ambientale e urbanistico. Non solo in fatto di traffico pesante (le eco-balle/CDR devono pur essere trasportate fino al...Cementificio). Ma anche di opportune infrastrutture (attualmente inestistenti), che devono essere adeguatamente progettate, equipaggiate e gestite per lo stoccaggio e la gestione del CDR.
E’ fuor di dubbio che una “pensata” del genere è considerata, dagli avveduti Amministratori, un “business” che riverserebbe sul Comune di Vibo Valentia una pioggia di denaro non indifferente. Denaro che andrebbe a stimolare gli appetiti e gli interessi chiari e scuri di molti, soprattutto quando si prospetta una “scontata” gestione in deroga sotto il lenzuolo torbido dell’ emergenza. Vibo Valentia sfrutterebbe la sua infrastruttura più importante, il porto, che diventerebbe così una sorta di “hub della monnezza” proveniente da ogni parte, sia d’Italia che del resto del mondo. Così come già avviene, del resto, per il pet-coke proveniente dagli scarti lavorazione del petrolio dagli USA e dal Venezuela, per esempo.
Ma – sempre volendo pensare ingenuamente che non siamo in una terra di ammorbante malavita organizzata, oltre che di pericolose e altamente condizionanti connivenze politico-massoniche-mafiose, bensì  nel paese ideale, dove tutto funziona correttamente in piena trasparenza e lealtà – come la mettiamo con il fatto che il porto è di fatto il centro cittadino? Già oggi, ogni qualvolta un mezzo pesante deve accedere al porto, l’unico accesso di fatto percorribile è Viale dell’Industria, cioè la strada che taglia in due il Pennello, ovvero il quartiere più popoloso e degradato di tutta Vibo Marina. Con inevitabili enormi disagi per gli abitanti, per le attività produttive e la circolazione lungo una delle due arterie principali di Vibo Marina. Vorrebbe dire ulteriori processioni costanti e incessanti di mezzi pesanti e puzzolenti, che si sommerebbero alle attuali autocisterne di carburanti, ai trasporti eccezionali, ai trasporti di granaglie, ai trasporti di klinker e pozzolana, eccetera. Tra l’altro, nello stesso contesto in cui svolgono le proprie attività industrie alimentari, depositi costieri, lidi balneari, pescherecci, attività turistiche importanti, cui – secondo i progetti - si dovrebbero aggiungere anche linee di trasporto marittimo mediante traghetti.
Tutto bene. Peccato che siamo a Vibo Marina: una cittadina in cui, per esempio, il solo abbozzare un’area pedonale e/o zona a traffico limitato manda in tilt il traffico, le attività produttive, le persone... Peccato che stiamo parlando del Comune di Vibo Valentia, ca. 70.000 abitanti, incapace di dotarsi di un solo carro-attrezzi (quelle rare volte, in cui proprio non se ne può palesemente fare a meno, bisogna affittarlo dal Comune di Pizzo...), per contrastare la pessima abitudine della sosta selvaggia ed indiscriminata. Oltre quanto precedentemente evidenziato.

Anche per questo, un cittadino che ama il suo paese e la sua gente non può evitare di fare e di farsi alcune domande (senza necessariamente voler pensare “ex-ante” a cose “torbide”, malavitose e/o a connivenze).
Quali, per esempio:
Ø  E’ ragionevole che una società di raccolta e gestione rifiuti (Eurocoop, in questo caso), con unica sede operativa a Vibo Valentia trasferisca la propria sede legale a Napoli, per di più con la motivazione che lì c’è il proprio consulente? (fonte: www.eurocoopscarl.com/chisiamo.aspx ). E’ evidente che ognuno può mettere la propria sede legale dove preferisce. Ma, in una realtà come quella di Vibo Valentia, quanto è coerente produrre ricchezza (fatturato) che verrà calcolato come PIL della Campania e non della Calabria? Che pagherà le tasse in Campania e non in Calabria? Quanto c’è di coerente - nella politica sociale ambientale ed industriale degli Enti e delle Istituzioni che amministrano il nostro territorio – nell’accettare di continuare a considerare il nostro territorio e le nostre comunità solo ed esclusivamente come ...mercato?
Ø  E' ragionevole che in provincia di Vibo Valentia si confluisca il 97% dei Rifiuti Urbani (RU) raccolti (pari a circa 24.124 t)  in una discarica fuori provincia (Lamezia Terme), con conseguente aggravio di costi (stimabili in almeno 12-15 €/t, ovvero non meno di 300.000€, quando ne esiste una in provincia (Vazzano) in cui si conferisce appebna il 3% (fonte: www.regione.calabria.it/ambiente/allegati/rapportoambiente/volume1/vol1_cap8.pdf )?
Ø  E’ plausibile che in un territorio come quello del Comune di Vibo Valentia – caratterizzato da spiccate e differenti peculiarità ed esigenze ambientali, oltre che da una significativa estensione territoriale – vi sia solo un CRM (Centro Raccolta Materiali), al servizio di una popolazione complessiva di ca. 70.000 abitanti?
Ø  Quanto costa - direttamente - "incenerire" i rifiuti (pet-coke, eco-balle, pneumatici fuori uso,ecc.)? Quanto costa - indirettamente - trasformare i cittadini in rifiuti? Quanto possono essere “convenienti” (anche in termini di costo…apparente) per la comunità scarti di lavorazione che provengono dagli USA e Venezuela? Quali e quanti interessi poco puliti si intrecciano, si avvallano, si ignorano? (fonte:http://ilquotidianodellacalabria.ilsole24ore.com/it/calabria/vibo_marina_sequestrato_impianto_petcoke_656556.html)
E si potrebbe continuare quasi all’infinito... Un Amministratore serio non può sfuggire al dovere di dare risposte esaustive, coerenti e, soprattutto, credibili.
Per questo, come cittadino io mi rifiuto! Mi rifiuto di credere che un territorio (e la sua comunità e i suoi ospiti e le sue infrastrutture) possa essere lasciato degradare nelle mani degli interessi più biechi e lesivi. Mi rifiuto di credere che la malavita (organizzata, improvvisata e politicizzata) sia lasciata fare, senza che nessuno alzi una voce, per non dire un dito; senza che nessuno denunci che “il re è nudo”.
Vivi e lascia vivere è un alibi che non regge! Perché, in questo tema, “lasciare vivere” vuol dire non contrastare il degrado che intacca il territorio, l’economia, l’ambiente e, soprattutto, le menti. In questo tema, “lasciare vivere” vuol dire essenzialemente “farsi morire”.


P.S.- A rafforzare queste mie ipotesi/considerazioni/perplessità, proprio oggi è stata pubblicata da Legambiente la classifica finale dell'ecosistema urbano, su base dati 2009 (http://static.repubblica.it/speciali/consumi/table/ecosistema-urbano-classifica/ecosistemaurbano.pdf )    , in cui si evidenzia che la nostra beneamata Vibo Valentia ha perso ben 11 posizioni riuscendo a "conquistare" la per niente rassicurante (soprattutto in relazione a quanto sopra esposto) piazza n°99. Su 103. 

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